Paziente, piccolo, nascosto

Posted on 15 luglio 2011 di

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Continuano le parabole. Continua questo modo poetico di raccontare il regno per parabole, per simboli, per immagini: il modo di narrare di Gesù. E il rischio, quando si spiega, il rischio anche di queste mie parole, è di impallidire le immagini di Gesù, dentro sistematizzazioni molto precise, ma spente. E il rischio era già agli inizi, perché sembra che la spiegazione della parabola della zizzania, non sia di Gesù, ma già della comunità che cerca di interpretare, di definire. Ma sarà salva la sorpresa della parabola, l’”inatteso” della parabola?

Iniziamo dalla parabola del grano e della zizzania. Dove sta la sorpresa, l’inatteso della parabola? Qualcuno potrebbe pensare che la sorpresa sia quella dei servi: “Non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania?”. Il problema del male nel mondo! E Gesù, oserei dire, liquida in modo sbrigativo il problema teoretico: “Un nemico ha fatto questo” dice. Un’immagine, “il nemico”, e basta. Quasi a dire che importante non è il discorso teoretico -da dove viene il male?- ma quello pratico “come dobbiamo comportarci” visto che male e bene -lo vediamo tutti- sono mescolati, convivono, nella storia, nella vita? Che cosa dobbiamo fare? “Vuoi dunque che andiamo a sradicare la zizzania?”

Ecco la sorpresa, la novità della parabola: in questo comando preciso, secco, del Signore: “Lasciate che crescano insieme, fino al tempo della mietitura”. Allora saranno gli angeli a dividere. È come se il Signore ci dicesse: “non sbagliate tempo”, non è questo il tempo ultimo, oggi non è tempo di dividere, né di sradicare. E non sbagliate il compito. Non tocca a voi distinguere, tocca agli angeli, voi non ne avete la capacità, la luce necessaria, e sradichereste grano e zizzania insieme. Ma chissà perché i servi della parabola sono più rigidi, più intolleranti del loro padrone: paziente e tollerante il Signore -diceva il Salmo-. Lui non brucia la zizzania, noi sì. Abbiamo bruciato -anche fisicamente- coloro che ritenevamo zizzania. Eppure leggevamo, e anche oggi leggiamo il Vangelo. Il Vangelo che ci insegna che nella vita zizzania e grano sono così insieme che forse non si può dire che nessuno è purissimo grano e nessuno è solo zizzania. Così ci insegnano gli occhi di Dio, che vedono più dei nostri, molto più dei nostri.

 Un Dio che la forza, il dominio, li mostra nell’essere indulgente: ecco l’insegnamento del brano della Sapienza che oggi ascoltiamo. L’unica cosa che reprime Dio è la tracotanza: “Reprimi” -è scritto- “l’insolenza in coloro che la conoscono”. Se siamo tracotanti, se siamo insolenti, allora sì rischiamo. Rischiamo la repressione di Dio. Dio invece, gli occhi dei figli -diceva la lettura- li vuole pieni di dolce speranza.

E veniamo alla sorpresa, all’inatteso delle altre due piccole parabole.

Quella del granello di senapa. È il più piccolo dei semi, una volta cresciuto è più grande degli altri legumi e diventa albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami.

È l’inatteso del piccolo.

Ci sono grandezze che rimangono vuote: cattedrali nel deserto. Anche le chiese, se inseguono il miraggio della grandezza, dell’apparenza. E ci sono vite di piccoli, insignificanti agli occhi degli uomini, che posseggono il dono di attrarre, di accogliere. Mi chiedo come facciano.

La solitudine dei grandi, la casa affollata dei piccoli.

E il lievito? Chi lo vede il lievito nella pasta? È nascosto, invisibile ai nostri occhi, invisibile per tutto il giorno. Ma basta una notte, una notte in cui nessuno fa niente, perché faccia fermentare l’intera pasta. E non è che al mattino vedi il lievito. Vedi la pasta che s’è sollevata.

Essere come il lievito. Non separati, ma dentro. Dentro le situazioni comuni, ma con il fermento del Vangelo. Dentro, lontani da ogni separatezza, e senza timori per l’apparente inutilità: tutto sembra fermo, inutile, a volte: l’inutilità della notte. Se sei dentro con il criterio del Vangelo, la pasta lentamente si solleverà. Forse nessuno celebrerà il tuo nome. Ma a te, che conosci la parabola, non importerà più di tanto. Ti ripagherà a dismisura aver visto anche di poco, crescere, il regno di Dio. (da un commento di don Angelo Casati – http://www.sullasoglia.it)

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